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La Borra!

sabato 18 agosto 2007

Riflessioni non del tutto nostre...

L'ATTESA
Spesso ci capita di caricarci di aspettative in previsione di un dato evento. Ci prepariamo a quell'evento con meticolosa attenzione, pianificando e calcolando ogni dettaglio con maniacale e chirurgica precisione. Spesso le nostre più alte ambizoni sono proiettate su qualcuno, ci aspettiamo da lui il meglio perchè, cosciente della nostra stima, non vogliamo ci deluda sottovalutando l'importanza della situazione.
Se poi il fatidico momento tarda a giungere si può verificare un quasi totale rifiuto del compiersi stesso di quest'ultimo. Le modalità ci appiamo poco naturali, il verificarsi non appagherebbe come ci aspettavamo il nostro ego, le cause che hanno portato al moneto X non sono proprio state il frutto di una libera scelta di piena coscienza.


IL BIVIO

Ammettendo quindi la possibilità che un evento tanto atteso si possa non verificare, anche e soprattutto perchè sia protagonisti che tifosi non reputino maturi o reputino troppo maturi i tempi, allora siamo d'accordo nell'ammettere che ci possano essere eventuali "colpi di mano" nati all'interno dell'insieme 'A' in cui tale evento è previsto. Ciò è ammesso perchè gli elementi del gruppo hanno un contatto diretto e vivono istanti con simile e comune denominatore, conforntandosi su pari livelli e limitando le asimmetrie inforamative.

Nel momento in cui il susseguirsi degli eventi, nella direzione del compirsi o in quella dell'astenersi, provengono da unità o gruppi esterni all'insieme 'A' il meccanismo si rompe. Non ci possiamo confrontate su medesimi livelli, non viviamo le medesime situazioni non potento carpire medesime impressioni ed emozioni. Ci troviamo quindi in una forte situazione di squilibrio dettato da un tentativo di coatta immissione di un unità terza in un insieme non di sua competenza di cui non potrà mai comprendere a fondo meccaniche ed alchimie (per i motivi illustrati pocanzi).


SENSO DI APPARTENENZA
La stretta reciprocità con un elemento del gruppo non conferisce una potenziale reciprocità con il gruppo nel sua intierezza, non prevede quindi nessun diritto di coscienza sulle attività dei singoli elementi nè [ma queste sono regole più etiche che matematiche] di cercare di modificare il regolare svolgimento delle dinamiche createsi lungo il percorso, anche solo influendo su stati d'animo o tempi. Perfino i membri del gruppo conservando e assolutamente non tradendo la loro reciprocità con gli elementi esterni sanno dosare le informazioni; non violando l'intimità a cui sono stati ammessi in quanto membri di questo gruppo e la fiducia nata dal senso di appartenenza di tutte le unità al collettivo.


LA FIDUCIA
Il libero arbitrio è comunque principe in ogni situazione e la più totale libertà di atteggiamento è il denominatore della varietà di caratteri che rendono interessanti le relazioni interpersonali.
La fiducia è forse però qualcosa di diverso, la si può pretendere, ma non essendo quantificabile non si può stabilire un livello soddisfacente di accettazione.
La fiducia concessa prevede per chi l'ha ricevuta un trattamento di tutto riguardo. Prendere troppo alla leggera la fiducia concessa, violandola, lascia solchi difficilmente riaparabili che non modificano (in alcuni casi) il sottile strato di comunicazione superficiale, ma si evidenziano ogniqualvolta ci si spinge nel campo delle emozioni.

Abusare della fiducia concessa solo per farsi magari un paio di risate o per evitare di affrontare i propri problemi, distrendoci con quelli delgi altri, sono tra le modalità più sconcertanti e infantili.

Il pettegolezzo sistematico (molto differenze dall'analisi o dalla critica costruttiva) non ha mai un buon fine se non quello di dimostrare che le nostre vite sono davvero poco interessanti se abbiamo il continuo bisogno di sentirci migliori di qualcuno.

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